
RIPENSARE LA SCUOLA. La pedagogia della Lumaca al tempo del Covid-19.
25 Aprile 2020Come faremo allora a spiegare a qualcuno che cos’è un giuoco [una famiglia]? Io credo che gli descriveremo alcuni giuochi, e poi potremmo aggiungere :” questa, e simili cose; si chiamano ‘giuochi’”. E noi stessi, ne sappiamo di più? Forse soltanto all’altro non siamo in grado di dire esattamente che cos’è un giuoco?- Ma questa non è ignoranza. Non conosciamo i confini perché non sono tracciati ( Wittgenstein 1980:48)
Come esplicitato nella citazione sopra riportata, in antropologia non esiste una definizione puntuale e comprensiva degli innumerevoli significati ( simbolici e non) che il concetto di famiglia può assumere, vi è la consapevolezza di non poter erigere confini netti, assunti fissi.
Esistono molteplici forme di famiglia, diversi modi dello stare in famiglia, diversi confini, diversi ruoli e diverse via di fuga; non un unico sistema, non un unico confine.
In questo periodo di distanziamento fisico e sospensione dalle attività sociali a cui più o meno tutti eravamo abituati, stare in casa per molti è coinciso con lo stare in famiglia. Mamme, papà, figli, nipoti, amanti, conniventi, mariti, mogli, zii, cani, gatti… Ad ognuno il suo congiunto!
Non sempre compagnia e famiglia, anche solitudine e separazione/sospensione dal mondo esterno sono state condizioni a volte nuove. La situazione di straordinarietà – perché forzata, perché lunga, perché densa di emozioni, perché non scelta – ha colorato noi stessi e gli altri di nuove sfumature. Abbiamo riflettuto su noi stessi e su chi ci stava accanto. E forse per un istante abbiamo dubitato e messo in discussione la nostra identità e quella di chi avevamo vicino, riconfigurando ruoli e spazi del vivere quotidiano.
Famiglia è avere un’idea dei molteplici giochi possibili, dei motivi e delle scelte che portano al crearsi di diversi sistemi, è riconoscere quei fili e quei tratti che permettono di transitare da una all’altra forma, è osservare un quadro frastagliato e composito. Non un nucleo ma connessioni. Un’ entità sfuggente e multiforme, dove il senso di stabilità/instabilità e di appartenenza o meno son dati da spinte economiche, di adattamento, organizzazione, riproduzione biologica e creazione culturale.
Nello spazio della diversità culturale agìta ed agente, la mediazione familiare trova nella differenza una forma strategica per la definizione delle singole situazioni che definiscono nel loro intrecciarsi la realtà sociale osservata.
Il concetto di mediazione culturale, e ancora prima quello di mediazione, presuppone un confronto con i temi della complessità e del conflitto. Sul piano dell’agire la mediazione è una prassi ternaria ( i confliggenti da una parte, il mediatore dall’altra) discorsiva, conciliatoria, che conduce verso una situazione paritaria di equilibrio. Quanto più le relazioni sociali e interpersonali si moltiplicano e si complicano, tanto più la mediazione sembra necessaria e inevitabile al fine di attenuare piccoli o grandi conflitti.
La mediazione come afferma Lisa Parkinson1 è sia una scienza che un’arte e le emozioni ci aiutano a comprendere il tipo di cornice che siamo impegnati a far valere in quel momento ed in quel contesto. Nelle situazioni di disagio, tensione o contrasto, uscire dalle cornici di cui siamo parte presuppone assumere che lo “spiazzamento”, lo sconcerto, la dissonanza diventino dinamiche fondamentali della conoscenza e l’analisi delle emozioni assumano un ruolo fondamentale nella risoluzione creativa dei conflitti avendo esse un particolare valore cognitivo. Accogliere l’altro significa saper accogliere le varie sfaccettature di una situazione complessa.
Se i confini di definizione di cos’è famiglia si snodano lungo il perimetro del nostro concetto di famiglia, quello appartenente alla nostra società, possiamo osservare che la famiglia è un contesto che offre spazio al conflitto ed alla mediazione, come del resto ogni relazione interpersonale.
Le relazioni parentali e familiari finalizzate al soddisfacimento dei bisogni (affettivi, economici, riproduttivi ecc) permettono di tessere ponti tra soggetti diversi che condividono un medesimo spazio sociale a cui attribuiscono significati ed emozioni specifiche. La famiglia è il primo agente di controllo sociale, all’interno del proprio nucleo ogni membro condivide relazioni reciproche di condivisione, di cura ma anche di elaborazione e mediazione dei diversi interessi personali.
Forse in questo particolare momento storico abbiamo sperimentato nuovi modi di essere famiglia, di pensare la famiglia. Non abbiamo imparato nuove organizzazioni sociali, ma le abbiamo sperimentate, messe in atto, ed è bello pensare che Tutti possono essere famiglia!
Sara Vallone
1 Lisa Parkinson, La mediazione familiare, Erickson, Trento 2011, pag. 80